Incredibile a Belo Horizonte Brasile travolto dalla Germania: 7-1 Incredibile a Belo Horizonte Brasile travolto dalla Germania: 7-1

Publicado el 09/07/2014

Clamorosa disfatta della Seleção, sotto di 5 gol dopo 29 minuti. Per i tedeschi, doppiette di Kroos e Schürrle. In gol anche Klose, capocannoniere di tutti i tempi

Riposa in pace, Moacir Barbosa. Tu, il portiere del Maracanazo, diventato capro espiatorio della sconfitta del 1950 contro l’Uruguay, esiliato, diventato un paria. C’è chi ha fatto peggio di te, al Mineirão diventato Mineirazo. La Germania vola in finale triturando il Brasile per 7-1. Una partita mai iniziata, aperta dal gol di Müller all’11’ (dormita collettiva sul corner di Kroos, con David Luiz e Dante i più colpevoli) e chiusa già nel primo tempo da una grandinata di reti tra il 23’ e il 29’: Klose - che con 16 gol diventail  cannoniere tutti i tempi, uno in pi'u di Ronaldo -, doppietta di Kroos e Khedira. Poi, nella ripresa giocata soltanto perché la gente aveva pagato il biglietto, Schürrle ha infierito con il sesto e il settimo gol. Ci ha provato anche Neuer, che ha parato tutto fino all’ultimo minuto, anche se i compagni sembravano disposti a fare segnare al Brasile il gol della bandiera. Solo nel recupero è caduto per un tiro di Oscar e se l’è presa con Boateng, che non lo aveva marcato bene. Un cannibale.

Scolari presuntuoso

Il Brasile, nella sua storia, non aveva mai preso tanti gol in una partita ufficiale: il record negativo era uno 0-6 del 1920 contro l’Uruguay. C’è una spiegazione tecnica: la presunzione di Felipão Scolari che, senza Neymar e Thiago Silva, ha voluto giocare lo stesso con il 4-2-3-1, mettendo in campo il fuscello Bernard anziché tre bei mediani per opporsi allo strapotere fisico, ma anche tecnico, dei tedeschi. Non sarebbe bastato per vincere, ma avrebbe evitato l’umiliazione. E c’è una spiegazione psicologica: il Brasile si è consumato con le lacrime per l’assenza di Neymar e con la ricerca di esorcismi per non sentirne la mancanza.

L’ultima scaramanzia

Un’anima candida, prima della partita, ha scritto che il numero di maglia di Bernard, il 20, era lo stesso di Amarildo nel Mondiale vinto in Cile nel 1962, quando dovette sostituire l’infortunato Pelé. È già molto che Bernard, un metro e 62, sia sopravvissuto alla serata. La Germania ha travolto con il gioco l’Armata Brancaleone che si è trovata davanti. Ha infierito, ma chi può dire quale sia il confine del rispetto: smettere di giocare, come si farebbe contro dei bambini, o impegnarsi fino all’ultimo minuto, come succede per esempio nel rugby? Ai brasiliani l’ardua risposta.

Macchina da calcio

E se l’Argentina dovesse battere l’Olanda e andare in finale sarà curioso capire chi odieranno di più, domenica, al Maracanã. Ai più vecchi questa Germania ha ricordato l’Olanda del ’74, una macchina da calcio che sembrava inarrestabile. L’Arancia Meccanica di Cruijff e Neeskens, alfiere del calcio totale, perse poi la finalissima proprio contro la Germania. I tedeschi saranno così bravi da non cadere nel tranello di chi pensa di avere già vinto?

Corriere della Sera