La nonna di Plaza de Mayo ritrova il nipote. Dopo 36 anni La nonna di Plaza de Mayo ritrova il nipote. Dopo 36 anni

Publicado el 05/08/2014

Il giovane partorito dalla figlia prigioniera in un centro di detenzione del regime di Videla fu dato in adozione dopo la nascita

Lo cercava da 36 anni. E oggi 5 agosto 2014 a Buenos Aires Estela Carlotto, presidentessa delle Abuelas de la Plaza de Mayo, ha annunciato di aver ritrovato il nipote Guido che ha cercato in tutti questi anni. Il giovane si chiama Ignacio Hurban, è un musicista e docente, ed è lui ad aver fatto il test del dna per conoscere le sue vere origini. Adottato da una famiglia che risiede a Olivarria, 350 km a sud della capitale argentina, il giovane che ha oggi 36 anni sta riflettendo ora sul proprio futuro e su cosa fare nei confronti della famiglia in cui è cresciuto. Intanto a Buenos Aires le Abuelas stanno festeggiando la novità che corona oltre trent’anni di ricerche e di lotte per la verità.

Lo chiamava Guido

Estela Carlotto l’ha sempre chiamato Guido. È il nome che in un’ultima telefonata dal carcere dell’Esma, la scuola della marina militare in cui era stata portata, la figlia Laura fece alla sua famiglia nel 1978 parlando del figlio che portava in grembo. La giovane era incinta e come tante altre prigioniere nello stesso stato deve aver poi partorito nella stanza parto che i militari golpisti avevano allestito dentro l’Esma. Estela Carlotto, sua madre, che sul finire degli anni ‘70 ha dato vita al movimento delle madri argentine in cerca dei loro figli «desaparecidos», non ha mai perso in tutti questi anni la speranza di poter ritrovare questo nipote finito come tanti altri «nietos» adottato da famiglie legate ai militari golpisti.

La telefonata della nonna biologica

Il giovane nipote di Estela Carlotto avrebbe ricevuto poche ore fa una telefonata in cui è stato messo al corrente della sua vera origine e ha accettato di ricevere la visita della sua nonna biologica, Estela Carlotto. Il «nieto» però ha chiesto un po' di tempo per riflettere perché di mezzo ci sono i rapporti con quella che finora è stata la sua famiglia, un dramma che si è riproposto per molti altri giovani passati attraverso la sua stessa esperienza. Per Estela Carlotto è il coronamento di una lunga battaglia avviata dalla fine degli anni '70 quando ancora in Argentina c'era la dittatura di Videla e degli altri generali.

Corriere della Sera