Addio a Renato Bialetti, l'industriale del famoso "omino coi baffi" Addio a Renato Bialetti, l'industriale del famoso "omino coi baffi"

Publicado el 12/02/2016

Ex proprietario dell'omonima azienda che aveva reso famosa nel mondo la moka made in Italy, è morto a 93 anni ad Ascona, nel Canton Ticino. La sua caricatura sulla caffettiera.

Addio ai baffi più famosi del caffè italiano: quelli di Renato Bialetti, l'uomo che ha reso famosa la moka made in Italy. L'imprenditore della nota marca di casalinghi di Omegna (nel Verbano) si è spento nella notte a 93 anni nella sua casa di Ascona, in Canton Ticino, in Svizzera. Icona del made in Italy, aveva creato un vero e proprio impero negli anni del Dopoguerra grazie anche ad un nuovo tipo di marketing che univa alla qualità del prodotto anche l’immagine dell’imprenditore: i suoi sono stati i baffi più famosi d'Italia, entrati nelle case di grandi e piccini anche grazie al Carosello. Era proprio la sua la caricatura nell'omino coi baffi, colui che ha reso famosa in tutto il mondo la moka. L'idea era stata del fumettista Paul Campani, ispirata proprio al viso di Renato Bialetti. Divenne un tormentone anche quello slogan «Eh sì sì sì... sembra facile! (fare un buon caffè)!».

Alla fine degli Anni Ottanta Renato Bialetti aveva ceduto l’azienda prima alla Faema e poi alla famiglia Ranzoni di Brescia, tutt'ora proprietaria insieme ad altri marchi del made in Italy. Bialetti viveva ora nel Canton Ticino, ma la sua vita era legata a Omegna, città sulle rive del Lago d’Orta, per decenni capitale del casalingo, dove suo padre Alfonso nel 1933 aveva inventato la macchina del caffè traendo ispirazione dalle donne che lavavano i panni. Le casalinghe all'epoca facevano il bucato sulle rive del lago d'Orta utilizzando un catino con il fondo bucato: sotto il mastello si trovava un altro contenitore in cui c'erano cenere e sapone, un miscuglio che a contatto con l’acqua generava una schiuma che saliva nel primo catino, quello in cui erano contenuti i panni. Da quel procedimento Bialetti padre, che era ingegnere, trasse ispirazione per creare la sua mitica caffettiera.

Il figlio Renato amava raccontare le sue avventure di imprenditore alle prese con il boom economico del dopoguerra. Raccontava spesso di quella volta che l'armatore greco Aristotele Onassis gli fece da "testimonial per caso" nella hall di un albergo dove Bialetti stava cercando di reclamizzare le sue caffettiere, ancora non così famose. Raccontava così: "Ero in un albergo e stavo spiegando il funzionamento della caffettiera a un gruppo di francesi, molto scettici, che ancora non avevano idea dell'esistenza del nostro bollitore".  In quel momento - ricordava

Renato - entrò in albergo Aristotele Onassis. "Sono un giovane imprenditore italiano - si presentò Bialetti - mi dia una mano, lei che ha cominciato dal nulla come me. Quando rientra nella hall dica che usa una mia caffettiera".  Onassis poco dopo ripassò davanti al gruppo diede una pacca sulle spalle dell'intraprendente imprenditore e disse: "Renato, come va? Ma sai che non ho mai bevuto un caffè buono come quella della tua caffettiera?"
 
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