Italia-Svezia 0-0, azzurri fuori dai mondiali Italia-Svezia 0-0, azzurri fuori dai mondiali

Publicado el 13/11/2017

La squadra di Ventura non riesce a ribaltare la sconfitta di Stoccolma. Era dal 1958 che non veniva fallita la fase finale

MILANO - L'Apocalisse ha un colore azzurro tenebra. Ha il sapore amaro delle lacrime di Gigi Buffon, che spezzano il cuore: non ci sarà il sesto mondiale per lui, sarebbe entrato nella leggenda, unico a riuscirci. L'Italia non si è qualificata per la coppa del mondo per la seconda volta nella sua storia. Non è stata capace di segnare un golletto, un misero golletto, a una Svezia povera, imbarazzante sul piano tecnico eppure orgogliosa nella sua resistenza, premiata da un polpaccio di De Rossi all'andata e da una buona dose di fortuna al ritorno. Ma conta poco. L'unico Mondiale fallito, quello del '58, è un precedente più sbiadito della Corea. Quando la Nazionale di Alfredo Foni perse a Belfast contro l'Irlanda del Nord, la Juventus non aveva ancora vinto lo scudetto della stella, un chilo di pane costava 140 lire, il Parlamento discuteva delle case di tolleranza e Nel blu dipinto di blu non la conosceva nessuno: Modugno l'avrebbe presentata a Sanremo due settimane dopo. Questo per capire quanto sia precipitato indietro il calcio italiano.

Per l'ultimo ballo delle qualificazioni, Gian Piero Ventura ha coniato una formazione inedita, facendo debuttare dal primo minuto Jorginho come metodista nel 3-5-2, escludendo De Rossi a beneficio di Florenzi - schierato da interno sinistro, non da laterale destro come nel club - e affidandosi in attacco a Gabbiadini come spalla di Immobile. Debutto in una gara ufficiale per il regista del Napoli, strappato così alla concorrenza del Brasile (ma lui aveva già scelto l'azzurro da tempo, ha cantato a squarciagola l'inno di Mameli): in precedenza aveva addentato due spezzoni di amichevoli con Conte. L'attaccante del Southampton, invece, aveva una sola partita da titolare nel suo passato azzurro (contro Malta): con Ventura aveva messo piede in quattro ritagli conclusivi, per 36 minuti totali. Il ct svedese Andersson non si è allontanato dalla formazione tipo, apportando due cambi all'undici dell'andata, entrambi obbligati: Lustig, al rientro dalla squalifica, al posto di Krafth e Johansson, il risolutore di Stoccolma, in luogo dell'infortunato Ekdal. Spettacolare il colpo d'occhio di San Siro. Uno stadio pieno, che si è riempito di verde, bianco e rosso prima del via e ha fischiato ingenerosamente l'inno svedese, ma anche e soprattutto il nome di Ventura durante la lettura delle formazioni.

Dopo un pestone rimediato da Bonucci, il primo episodio chiave all'8': un'entrata scomposta di Augustinsson su Parolo in area, da dietro, su cui l'arbitro spagnolo Lahoz ha sorvolato. Allo stesso modo non ha punito un evidente fallo di mano di Darmian in area azzurra e, alla mezzora, un braccio malandrino di Barzagli. E, nella ripresa, chiuderà un occhio sull'entrata di Lustig su Darmian. La Svezia ha perso per un infortunio serio Jakob Johansson, il centrocampista filosofo autore del gol dell'andata (fuori al 18', sostituito da Svensson), mentre l'unico assalto azzurro è stato un destro di Immobile sull'esterno della rete. Il primo tiro in porta della gara, invece, è arrivato al 22': un diagonale di Claesson, che momentaneamente ha interrotto l'opera di distribuire legnate. 

Per mezz'ora l'Italia è stata lenta e prevedibile, ha agito a lungo per linee orizzontali, mentre Bonucci si è infortunato al ginocchio ma ha stretto i denti ed è rimasto in campo (poi, s'è tolto pure la maschera protettiva al viso). Candreva non è riuscito quasi mai a sfondare sulla destra, Gabbiadini si è caricato di un prezioso lavoro di cesellatura, allontanandosi dalla stanza dell'oro per rifinire a vantaggio di Immobile e dell'inserimento ora di Parolo, ora di Florenzi. Per vedere un'azione dell'Italia, però, è servito attendere il 27': apertura di Jorginho per Immobile, tiro-cross smanacciato da Olsen, Candreva ha sparato alto il tap-in. Negli ultimi cinque minuti, finalmente, gli azzurri hanno trovato l'accelerazione che sembrava decisiva. Un'altra idea di Jorginho per Immobile ha costretto Olsen all'uscita disperata: tiro solo smorzato, salvataggio sulla linea di Granqvist che ha strozzato l'urlo dei 73mila di San Siro. Poi, due occasioni per Parolo (un tiro alto al 41' e un provvidenziale anticipo ancora di Granqvist al 43') e una per Florenzi, che ha sfondato a sinistra ma ha trovato di nuovo la risposta di Olsen.

Nella ripresa l'assalto azzurro è proseguito in modo orgoglioso quanto disordinato, vivendo più di iniziative individuali che di un concetto di gioco che Ventura non è mai stato in grado di dare a questa Nazionale. L'occasione migliore l'ha avuta Florenzi, un destro al volo in acrobazia uscito d'un soffio su cross di Darmian da sinistra. Poi Lustig, di testa, ha sfiorato una clamorosa autorete. Il ct azzurro ha lasciato Insigne in panchina fino alla fine, cocciutamente. Ha inserito El Shaarawy per Darmian, Belotti per Gabbidini, poi Bernardeschi nel finale per Candreva. Nell'assedio disperato, Olsen in tuffo ha neutralizzato un colpo di testa di Gabbiadini, poi è volato sul destro di El Shaarawy a tre minuti dalla fine. Parolo, di testa, e Jorginho, di destro, non hanno trovato la porta. E quando Buffon si è sganciato in area svedese, è sembrato davvero il momento della disperazione. Voleva prendersi da solo il mondo per una volta ancora, non ha avuto una squadra all'altezza, stavolta. Trovare qualcuno che gli assomigli lontanamente, per ricostruire la Nazionale, in questa notte milanese appare un sogno lontano. 

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